Da Tiziano a De Chirico

“Non è una mostra di ritratti, ma di ritratti negati, ritrattati…”. In questo modo esordisce Vittorio Sgarbi, ideatore e curatore. Soggetto dominante dell’esposizione, che si snoda attraverso 132 dipinti a scandire cinque secoli d’arte italiana, è il ritratto involontario, ossia il ritratto inteso come mezzo che rivela l’anima nella sua essenza, che sviscera i significati più profondi dell’esistenza contrapponendosi all’accademica ritrattistica ufficiale. Introdotto dal “Doppio ritratto ” di Giorgione, il percorso espositivo segue un ordine cronologico a partire dal principio Cinquecento. Il malinconico Aretino di Tiziano precede due opere di Lorenzo Lotto, geniale pittore dell’anima che coglie i conflitti esistenziali anticipando la riflessione sulla condizione umana propria del Novecento. Si procede con Palma il Giovane e Bartolomeo Passerotti per passare ai crudi tratti somatici della cieca di Annibale Carracci. Tra le opere secentesche emerge la “Cleopatra ” artemisiana dalle forme opulente e dalla pelle d’alabastro che si pone in contrasto con il vecchio canuto del Saraceni.



Da non trascurare il “Cardinale Flavio Chigi”, inconsuetamente immortalato dal Voet in vestaglia da camera, e l’eterea “Allegoria ” del Cagnacci. Chiudono l’itinerario al piano terreno gli esponenti del XVIII secolo tra cui Rosalba Carriera con uno dei suoi raffinatissimi pastelli, Francesco Solimena e il pittore del popolo conosciuto come il Pitochetto. Ottocento e Novecento prendono posto al secondo piano: Pellizza da Volpedo fissa nello sguardo di Santina Negri “Il ricordo di un dolore ” mentre Boldini ritrae il pittore Araujo Ruano in una piccola miniatura che affianca la drammatica maschera livida di Viani. Equiparabile a Giorgione per la profonda sensibilità e gli enigmatici ritratti, Giorgio de Chirico precede un pezzo non particolarmente intenso di Biasi per passare ai volti trasfigurati di Fausto Pirandello e al “San Gerolamo ” di gusto carpaccesco di Guarienti. Chiudono l’esposizione un’inquietante “Signor Cesati ” di Astolfo de Maria, l’assenza dell’uomo dipinta da Gianfranco Ferroni e Gino De Dominicis. La mostra prosegue il suo l’itinerario con la sezione “Altre solitudini”, allestita negli spazi della Galleria Comunale , dove emergono i ritratti rinascimentali di Lino Frongia e la pittura drammatica e sensuale di Alessandro Papetti. Una mostra-evento, quella cagliaritana, delle tante sorprese, oltre che dai tanti volti, smembrata per mancanza di spazi, con un Bronzino in catalogo mai esposto ed un ritratto di Tiziano che giunge al Castello ad oltre un mese dall’inaugurazione. Non dovrebbe subire modifiche, invece, l’appuntamento palermitano dell’11 ottobre quando la mostra potrà essere visitata all’Albergo delle Povere fino all’11 gennaio 2004.

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