L'Addizione di Greta Frau
2 cavalli neri + 30 trance di campagna + 2 bodyguard + un sipario in velluto + 1 contorsionista + 2 videoproiezioni + 2 fotocopiatrici + 30 riproduzioni di trance = Greta Frau, ovvero l’Addizione, l’ultima trovata della predicatrice di bellezza alla neonata galleria Capitol. Operazione di mercato costruita a tavolino da Giuliana Altea e Marco Magnani, Greta Frau - al secolo Aldo Tilocca - dopo quasi un decennio non appare più avvolta da quell’aura di mistero che l’ha caratterizzata, pur continuando a raccontare la favola che l’ha resa tanto celebre, ma che rischia ormai di fagocitare sé stessa. Ne è conferma quest’ultima personale, che non sopravvive al di là della messinscena.
Anticipata da una prima performance, introdotta da personaggi folkloristici - quanto fuori luogo - come Benito Urgu e Fisietto, tra nubi di fumo e il solito medium a divulgare la personale filosofia di bellezza, l’Addizione è stata inaugurata da una seconda performance che si è consumata con l’ausilio di un fotocopiatore, giocando col binomio didattica/serialità. Azionata dal tacco di una contorsionista, sulla quale veniva proiettata una spirale, (anche stavolta tra fumi, già visti nella performance milanese del 2002) la macchina sparava inesorabilmente fogli bianchi, ad evocare il nulla. Ma non sono bastati scenografici cavalli neri all’ingresso e bodyguard muniti di telecamera al braccio - uscieri di un Ade circense, secondo l’interpretazione del curatore - a salvare una ripetitiva Greta Frau, oramai fotocopia di sé stessa, che alle celebri trance - ritratti seriali delle adepte - stavolta associa riproduzioni fotografiche in bianco e nero. Infatti, se dagli oli trapela la notevole e ben nota capacità tecnica di certosina ascendenza, lo stesso non si può sostenere per le foto, il cui risultato, che vorrebbe immortalare la bellezza attraverso il gesto fotografico, si rivela mancante di qualunque forza espressiva. L’Addizione appare come ostentazione del nulla, voluto o meno, ed è proprio il nulla a persistere, dopo la spettacolarizzazione dell’inaugurazione, in quanto le trenta trance dipinte e le altrettante corrispondenti fotografie sono tutto ciò che rimane in un triste allestimento che le suddivide tra piano terra e primo piano (Al di là). Ancora circo, lo spettacolo popolare, l’inconsueto e fantastico, uno sforzo senza fine, cioè senza scopo, non potrebbero essere più appropriate le parole di Valerio Dehò in questo frangente. Ebbene, e circo sia, con la sincera aspettativa che la sacerdotessa Greta Frau da mera operazione di mercato non si riduca ad un banale fenomeno d’arte circense.
(roberta vanali - exibart)
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