'50 e '60 al Man di Nuoro

Prosegue la fortunata collaborazione tra il Man di Nuoro e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Con una mostra che intende offrire un eterogeneo panorama sulle tendenze artistiche nazionali tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando l’esigenza d’affrancamento dalla tradizione confluirà nell’interpretazione astratta della realtà. La ricerca del secondo dopoguerra, orientata verso una destrutturazione della forma, dalla connotazione geometrico-concreta, sarà preludio di un’estrema libertà espressiva che sfocierà nella poetica informale. Testimoni di una condizione esistenziale profondamente drammatica, Burri, Vedova e Fontana perseguiranno sperimentazioni autonome improntate su gesto ed azione pittorica. Materiali non convenzionali saranno confacenti alla distruzione della materia-realtà per Alberto Burri con Grande Cellophane del 1962, opera donata dallo stesso artista alla GNAM così come il Grande sacco e Ferro SP presentato a Parigi nel 1961.
Pittura d’azione e incisività del segno per Emilio Vedova e la drammatica Crocifissione contemporanea, esposta a Venezia nel 1953, e per Scontro di situazioni dove conquista la tridimensionalità dell’opera in un’evoluzione che lo condurrà ai cicli di grandi dimensioni. Tra gestualità e concetto Lucio Fontana analizza il rapporto tra opera spazio. In mostra Concetto spaziale del 1953 e del 1954, dove inserisce elementi extrapittorici, i tagli di Attese, due fusioni in bronzo del 1960, appartenenti al ciclo Natura e Teatrino, assemblaggio di sagome lignee sovrapposte alla tela monocromo perforata. Suscitò clamore la svolta astratta di Giuseppe Capogrossi, alla fine degli anni Quaranta. Il suo percorso andava delineando un’espressivià di matrice segnica fatta di simbologie arcaiche incarnate dalle cosiddette “forchette”, attraverso un linguaggio fatto di modulazioni ritmiche e cromatiche. All’artista è dedicata una sala dove si confronta con gli assemblaggi macchinici di Ettore Colla. Accanto a queste personalità andavano formandosi Afro erede della tradizione tonale veneta, ben rappresentato da Colorado e Viale delle Acacie, ambedue del 1967, e Cy Twombly giunto a Roma nel 1957.
Nella grande tela Caduta di Iperione, dove emergono gli echi della tradizione classica del mito, sintetizza le memorie dei suoi viaggi nel Mediterraneo. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta la poetica informale entra in una fase di crisi. Carla Accardi, Piero Dorazio, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato, firmatari del gruppo Forma 1, proseguiranno le loro ricerche estetiche tenendo fede ai presupposti del gruppo fondato nel 1947, come rivelano le opere esposte. Pietro Consagra, anch’esso fondatore del gruppo, alimenterà una ricerca d’ispirazione costruttiva. Architetture bidimensionali tendenzialmente geometriche vengono plasmate dando fuoco a superfici lignee (Legno bruciato), o assemblando elementi metallici come avviene in Muro del suono. Ferro e acciaio anche per Arnaldo Pomodoro che nel 1964 presenta a Venezia Sfera n. 2 dove gli ingranaggi di una civiltà tecnologica sono svelati da inquietanti squarci sulla levigata superficie lucente. (R. V. Exibart)

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