Collezione Giuseppe Biasi


Ceduta dagli eredi a condizione che fosse esposta interamente a Sassari, la collezione di 299 opere, tra dipinti, disegni ed incisioni, dell’artista Giuseppe Biasi, fu acquistata dalla Regione Sardegna nel 1956 per rimanere celata nei depositi della Soprintendenza fino al 1984, anno della prima antologica. In attesa della totale acquisizione sono state selezionate 85 opere che costituiscono il primo nucleo della Fondazione Giuseppe Biasi destinata alle sale del palazzo della Frumentaria. Per lungo tempo dimenticato dalla critica isolana, che gli attribuiva la capacità folkloristica di illustrare la vita popolare sarda, Biasi è stato riconosciuto nella sua grandezza solo negli ultimi decenni. Autodidatta, inizia la sua attività artistica con l’illustrazione per intraprendere dal 1906 un viaggio nell’entroterra sardo che lo condurrà alla scoperta di una terra primitiva ed incontaminata dal progresso.



Dal connubio tra l’arcaismo della tradizione locale ed il decorativismo della Secessione Viennese nasce l’originalità del suo linguaggio che nel 1913 lo consacrerà alla popolarità nazionale con la partecipazione alla prima mostra della Secessione romana seguita dalla Biennale di Venezia. Tra le opere riferibili al primo periodo Grande festa campestre, in linea con la tradizione costumbrista spagnola, Processione in Barbagia e una serie di ritratti di giovani donne. La decisione di abbandonare le tematiche di vita popolare lo inducono a soggiornare in Africa dal 1924 al 1927 imprimendo una profonda evoluzione nel linguaggio che per sintesi stilistica e inclinazione al geometrismo lo accostano al Decò europeo ma anche all’avanguardia fauves. La sensuale ed accattivante Faisha, non lontana dalle indigene gaugueniane, gli Studi di teste africane ed alcune tempere dalle suggestioni espressioniste raffiguranti Le bagnanti individuano questa nodale fase.


Nonostante il notevole rinnovamento riscontrabile tra l’altro nei caratteri arabeggianti, nelle tinte brune e nelle tonalità irreali delle luci adattati al mondo isolano, al suo ritorno dal continente africano il clima artistico è mutato e la sua ricerca estetica si pone oramai in antitesi con il dominante classicismo novecentista. Tracciano tale percorso gli intensi suonatori di Jazz e Coro a quattro voci, presentato all’Esposizione Universale di Parigi del 1937, caratterizzati da violenti contrasti chiaroscurali e da improvvise accensioni cromatiche. Allo stesso periodo risalgono una serie di disegni ed alcune delle originali cromolinoleografie in mostra. Chiamato a Biella nel 1942, a realizzare alcuni cicli decorativi, l’artista sarà ingiustamente accusato di spionaggio alla fine della guerra e, durante il trasferimento in carcere assalito dalla folla inferocita. Era il 20 maggio 1945. Giuseppe Biasi moriva tra l’indifferenza della gente. (R.V. Exibart)


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