Simulazione_Artificialità_Duplicazione di Maria Grazia Oppo

“Acqua. Principio unificatore di tutte le realtà, elemento plasmante dell’universo, secondo Talete l’arkè di tutte le cose. Signora incontrastata della natura; Grande Madre generatrice; Colei che tutto circonda, tutto circoscrive e scorre secondo il mito omerico di Oceano, progenitore di dei e uomini, nel quale principio e fine convergono. Unità primordiale che, perduti i significati cosmologici, trasfigura assumendo connotazioni ambivalenti. Maria Grazia Oppo coglie l’ambiguità di questo elemento vitale atavico per una profonda riflessione sul rapporto tra manualità e tecnologia, tra natura e artificio. In contrapposizione alla concezione di Benjamin secondo il quale l’opera d’arte contaminata da tecniche di riproduzione rinuncia all’aura sacrale, Maria Grazia Oppo rifiuta l’idea di tecnologia come limite dell’atto creativo e suggerisce un’armonica fusione tesa a sviscerare significati antitetici relativi alla simbologia dell’acqua, determinandone la coesistenza e allo stesso tempo svelandone gli aspetti drammatici intrinsechi.



Compressa nelle tubature, fatta precipitare per produrre energia, codificata a fini terapeutici, l’acqua non ha mai perduto la molteciplità di metafore esistenziali evocatrici di paure arcaiche, individuabili nell’oblio delle acque del Lete o nell’estremizzazione del diluvio, che travolgendo il genere umano incarna l’esempio più eclatante di purificazione. La complessa progettazione concettuale, mai casuale per l’artista, attinge al movimento dadaista l’arte del riciclaggio e della trasformazione per giungere ad un appropriato equilibrio tra artificialità e natura. Muovendo dalla tecnologia, in quanto espressione estetica dell’era contemporanea, l’artista simula la realtà manipolando l’elemento plastico, in origine scrigno della preziosa fonte di vita, confermando l’idea di Bertold Brecht secondo il quale l’arte non è uno specchio con cui riflettere la realtà ma un martello con cui darle forma. Avanzi della società industriale impreziositi dall’impulso creativo, oggetti effimeri voluti dalla società dei consumi ed irrimediabilmente scartati, rifiuti ricontestualizzati, manipolati ed assemblati assumono una valenza profondamente lirica offrendo un’attenta riflessione sulla memoria urbana.





Espressione di una profonda crisi sociale e della conseguente alterazione della natura, l’intervento concettuale di Maria Grazia Oppo, al contempo poetico e tragico, affonda le radici nell’emergenza sociale di una terra vittima della siccità. Rigenerazione, purificazione, trasformazione ma anche salvaguardia del patrimonio collettivo dell’umanità - il cui aspetto simbolico è comune a tutte le culture universali - della risorsa primaria dell’ecosistema terra che sottoposta a leggi di mercato rischia di concretizzarsi come negazione della vita stessa.”




(da presentazione in catalogo della mostra personale di Maria Grazia Oppo svoltasi al Museo Civico Archeologico Genna Maria di Villanovaorru)

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