L'uomo egizio a Villanovaforru

Articolata in tre grandi padiglioni e divisa in sezioni, la mostra racconta la civiltà e i fasti faraonici attraverso le figure sociali maschili escludendo quasi totalmente la presenza femminile appena accennata nella sezione dedicata alla famiglia. Di fattura non particolarmente raffinata, il monumentale coperchio di sarcofago in granito, appartenuto alla famiglia Pamphili, introduce il percorso espositivo nel quale il Sovrano, il Soldato ed il Sacerdote divengono protagonisti della prima sala. Tra bassorilievi, leoni silenziosamente adagiati e busti faraonici in condizioni talvolta non abbastanza pregevoli, emerge la statua in basalto verde di Henat, sacerdote del faraone Amasi, che reca un sacello rappresentante la facciata di un tempio. Alla seconda sala fanno capo il Contadino, l’Artigiano, la Famiglia e Dio.
Un frammento di rilievo tombale con ancora evidenti tracce cromatiche rivela il duro lavoro dei campi; fornisce preziosi elementi riguardanti la maestria artigiana, il modellino ligneo di un letto, con tanto di rete, col quale si usava arricchire il corredo funebre del faraone. Pregiate statuine bronzee riproducono le divinità egizie, spesso rappresentate con corpo umano e testa zoomorfa; la Stele di Sheren sembra invece essere significativa di una classica scena famigliare. Nella sezione dedicata all’Aldilà trova spazio una notevole esibizione di canopi alabastrini. In numero di quattro, ognuno destinato a contenere un diverso organo, prendono le sembianze delle divinità tutelari il cui compito era quello di proteggere il defunto da eventuali pericoli. Imseti, Hapi, Duamutef e Kebehsenuf questi i nomi dei quattro Geni figli di Horo, identificati con i quattro punti cardinali ed associati ognuno ad una parte del corpo rispettivamente a fegato, polmoni, stomaco ed intestini.
Tra i pezzi forti in mostra il Libro dei morti appartenuto ad Imen-Hetep. Diviso in quattro parti, i frammenti introducono una scena di adorazione ad Osiride per concludersi con il rituale dell’apertura della bocca. Chiude la terza sezione il capitolo dedicato ai rapporti tra la Sardegna Fenicio-Punica e l’Egitto rappresentata da alcuni preziosi pezzi provenienti dal Museo Archeologico di Cagliari. Successiva all’inaugurazione è la ricostruzione della Tomba di Horemeb, scoperta da Edward Ayrton nel 1908. Frutto di un’attenta elaborazione al computer, è stata realizzata con la tecnica del fotomosaico, ossia ogni singola fotografia georeferenziata è stata riportata in scala e riunita alle altre in modo da ottenere una visione della camera funeraria il più possibile vicina alla realtà.

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