Alere Flamman - Un'opera inedita di Felice Melis Marini

La tela, in mostra per la prima volta, è un dipinto di grande formato (140x260 cm) eseguito ad olio; appartenente fino a poco tempo fa ad una collezione privata, l’opera è firmata dall’artista con il suo inconfondibile monogramma “MFM”, ma non conserva una datazione. Al centro del dipinto si staglia un cippo marmoreo cilindrico, sormontato da un’antica lampada bronzea accesa, nel quale l’iscrizione Alere Flamman – alimentare la fiamma – sarebbe riferita, secondo alcune informazioni tramandate oralmente, alle gesta dei fanti della Brigata Sassari, che si distinsero nel corso della Prima Guerra Mondiale. L’opera, commissionata da un’alta personalità per farne dono ai Reali d’Italia, non giungerà mai a Roma, infatti, dopo alcune controversie, sarà acquistata da un’autorità politica isolana. E’ possibile citare, in relazione alla Brigata Sassari, una cartolina illustrata dall’artista, anch’essa non datata, ma collocabile tra il 1916 e il 1918, e la copertina dell’albo “I tuoi figli, Sardegna eroica ” edito nel 1917. Da un folto cespuglio di rose fiorite e rampicanti spinosi, dal quale si erge l’imponente cippo, nascono alcuni rami di mandorlo in fiore, che determinano una forte simbologia legata ad un monumentalismo classicista, nel quale è palese il raffinato grafismo Art Nouveau ; equivalenti motivi si manifestano nel biglietto funebre, realizzato tra il 1905 e il 1906, nel quale una figura femminile alata posa la mano sinistra su un sarcofago marmoreo, circondato da tralci di rose.






La linea fluida, gli aspetti decorativi e i suoi significati allegorici sono riconducibili alla corrente “floreale” e alle esperienze di artisti operanti nel capoluogo sardo nel primo decennio del ‘900, tra i quali Giuseppe Sartorio. Nella produzione artistica di Felice Melis Marini ritroviamo spesso l’iconografia del rovo di spine accostato ad un’epigrafe celebrativa, questi elementi compaiono nell’illustrazione per il XVIII Congresso della Società Dante Alighieri, svoltosi nel 1907, dove su un fondale che rappresenta la città di Cagliari vista da Monte Urpinu, si staglia una lastra commemorativa incorniciata dall’intreccio di rose spinate e melograni. Così come nella cartolina commissionatagli da Dionigi Scano nel 1911 per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, un rampicante di rose spinate s’intreccia a cingere le aste di due svolazzanti bandiere, quella tricolore e quella sarda. Alla luce dei dati riportati, considerando che l’istituzione della Brigata Sassari risale al 1915 e che dipinti di tali dimensioni furono eseguiti per il Palazzo Comunale di Cagliari tra il 1912 e il 1915, la collocazione cronologica dell’opera sarebbe ipotizzabile tra il 1915 e il 1918. Nella parte alta del dipinto compare una fascia costiera vista dall’alto, - probabilmente il golfo di Cagliari - che incornicia il paesaggio campestre, giocato sulle tonalità dei verdi e dei gialli, affiancata da un gran sole splendente che spunta all’orizzonte, il tutto è circoscritto in una falsa cornice lignea, costituita da due lesene scanalate, sulle quali s’imposta un arco ribassato e traforato con decorazioni circolari.

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