Da Renoir a Picasso
Dopo l’esposizione a Palazzo Bricherasio, la collezione di Oscar Ghez, proveniente dal Petit Palais di Ginevra, approda a Cagliari nelle ristrutturate sale del Castello di San Michele.
Nel 1968 il collezionista svizzero Oscar Ghez, dopo decenni di accurate ricerche, aprì per la prima volta al pubblico la sua raccolta d’arte che prese posto nelle sale espositive del Petit Palais di Ginevra. L’evento artistico dell’anno per il capoluogo sardo, è costituito dalla selezione di 132 opere provenienti dalla collezione, che coprendo un arco cronologico dal 1886 al 1930, permettono di rendere visibile al pubblico gran parte delle ricerche relative alle avanguardie artistiche europee. Il percorso espositivo segue un criterio alfabetico che mira a sottolineare la peculiarità della collezione, ossia l’affiancamento di nomi poco noti, fondamentali per la comprensione dei movimenti artistici, ad altri di indiscussa importanza, che secondo il collezionista avrebbe ricreato quell’intima atmosfera della propria abitazione e comunicato l’incontro di etnie diverse mediante un linguaggio universale. Il fulcro della collezione, dal quale si snodano i diversi linguaggi, è dato dal gruppo Impressionista, che nel 1874 organizzò autonomamente una mostra collettiva presso lo studio del fotografo Nadar, contrapponendosi ai principi dei Salon parigini.
L’esposizione prende avvio con “Le ponte de l’Europe” di Gustave Caillebot, pittore d’indubbia qualità ma spesso trascurato, con la quale prese parte nel 1876 alla seconda mostra del gruppo. E’ palese la metafora espressa dall’opera nel porre in evidenza il passaggio dell’Europa dal XIX al XX secolo. Di gran valore documentario, oltreché artistico, le due tele che ritraggono Monet, e sottolineano l’intenso rapporto tra gli artisti del gruppo. Presenti in mostra diverse opere appartenenti al movimento Postimpressionista con Henry Edmond Cross e Maximilien Luce - uno dei fondatori della scuola con Paul Signac - basata sul metodo scientifico elaborato da Chevreul, secondo il quale i colori complementari, giustapposti con piccoli e veloci tocchi s’intensificano a vicenda. L’Ecole de Paris, dominata da Chagall, Soutine, Pascin e Kisling, è rappresentata da numerosi ritratti che intrecciandosi tra autore e soggetto vedono Maurice Utrillo ritrarre Andrè Utter, compagno della madre Susan Valadon, a sua volta dipinta dallo stesso Utter, o la Marevna che su grandi pannelli rende omaggio ai suoi celebri amici quali Picasso, Chagall, Leger, Larinov, Modigliani, Gorki, Rivera, e Kisling che nel 1916 immortalerà Jean Cocteau nel suo studio. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale i quartieri di Montmartre e Montparnasse raccolgono il maggior numero d’artisti stranieri, provenienti soprattutto dall’est europeo; Montmartre assisterà alla nascita di Fauvismo e Cubismo, mentre Montparnasse vedrà lo sviluppo della Metafisica, rappresentata in collezione da due opere di Giorgio de Chirico, tra cui una piccola scultura bronzea, intitolata “La coppia” nella quale riprende l’iconografia delle “Muse inquietanti”.
Un consistente numero d’opere proviene dal gruppo Nabis, l’equivalente di “profeti” in lingua ebraica, formatosi intorno alla figura Paul Serusier, teorico del gruppo, e affiancato da artisti come Felix Vallotton e Maurice Denis, il cui soggiorno a Pont-Aven con Gauguin influì particolarmente sulla produzione artistica. Il gruppo dei Fauves, dei quali la collezione Ghez appare ben provvista, espose per la prima volta al Salon d’Automne nel 1905 e fu proprio in quell’occasione che il critico Vauxcelles gli attribuì, in senso dispregiativo, l’appellativo di fauves, vale a dire “belve”. Lo scopo del gruppo consisteva nell’esprimere l’utopia di una natura felice attraverso l’uso di cromatismi puri accostati audacemente, accompagnati dal rifiuto delle leggi prospettiche e del tradizionale chiaroscuro. Il nucleo della collezione ruota intorno all’opera di Andrè Derain, in mostra con nove sculture in bronzo e un olio su tela, dell’olandese Kess Van Dongen, affiancato da Raul Dufy con una tela del 1903, e da Louis Valtat ed Emile-Othon Friezs, i due artisti maggiormente influenzati da Henry Matisse, la personalità più complessa e significativa del gruppo. Nelle due opere di Chagall appare insito il dramma del popolo ebreo anche se il significato del’“L’ebreo errante”, dipinto dopo l’esilio a Parigi, risulta celato dai vivaci cromatismi tratti dall’universo fiabesco della Russia contadina. Accanto all’opera di Picasso, realizzata nel 1965, periodo nel quale le costanti espressive sono date dall’accentuazione della linea e dal carattere simbolico degli elementi, trovano ancora posto illustri nomi come Edgar Degas presente con un pastello del 1890, August Renoir in mostra con tre dipinti ad olio, Edouard Manet che nel 1872 ritrae Berthe Morisot, ed ancora Tamara De Lempicka, Filippo De Pisis, Leonard Foujita, Natalia Gontcharova, Francis Picabia, Man Ray, Claude Monet e Gino Severini.
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