Elio Ticca - DIVINAE
Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l ’ espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un ’ anima grande e posata. Appaiono illuminati a rivelare l’essenza della serie Vacanze Romane di Elio Ticca, le parole di Winckelmann, uno dei massimi teorici del Neoclassicismo. Il corpo come veicolo d’indagine, come teatro dell’inconscio individuale e collettivo in precario equilibrio tra erotismo e sovvertimento della rappresentazione. Il corpo come Tempio del Divino. Come un viaggiatore inglese del Gran Tour sedotto dal fascino dell’antico e della sua decadenza al pari di Piranesi, l’artista dà vita a scene dove l’architettura diventa palcoscenico della sublimazione del corpo maschile. Corpi atletici, nerboruti e vigorosi rasentano la perfezione muovendosi tra le rovine di Villa Adriana e delle Terme di Caracalla. E quando oggetti d’uso quotidiano gravitano tra i corpi nudi di Cupido e San Sebastia...