Dello sguardo soggettivo e d’altre visioni. Al MAN di Nuoro
Indagare i rapporti che intercorrono tra scultura e fotografia quando confluiscono in ricerca e sperimentazione artistica: è il presupposto della nuova mostra del MAN. Tra ridefinizione dei volumi, contaminazione ed estraniazione. Facendo capo all’alterazione del campo visivo. A Nuoro, fino al 26 maggio.
Corrisponde a una zona cieca attorno alla quale la percezione visiva si mantiene intatta, il blind spot, alterazione comunemente nota come oscuramento del campo visivo, è anche la terza tappa di un percorso iniziato nel 2005 sulla definizione allargata di scultura che, in questo frangente, prende in esame l’ambito in cui il rapporto tra scultura e fotografia diviene condizione sperimentale e ricerca artistica. In un dialogo serrato, talvolta conflittuale, altre di natura più armonica.
La mostra del Man si muove simultaneamente in due direzioni, esplorando la scultura che evolve in fotografia e viceversa, contemplando l’area di non visione all’interno del normale campo visivo dalla quale scaturisce l’esigenza di un’espressività soggettiva data dalla percezione intuitiva che attinge all’esperienza e alla memoria. In bilico tra seconda e terza dimensione, il connubio tra i due medium, che ha caratterizzato le innovazioni tecniche delle avanguardie artistiche, trasformando la percezione e il concetto di scultura, prende avvio da Rodin passando per Medardo Rosso e per arrivare a Brancusi, per cui la fotografia si connota come una creazione autonoma che affianca la scultura.
L’intuizione che domina la ragione è il campo d’azione in cui si muove Francesco Gennari, il cui processo creativo si risolve in sospensione metafisica; mentre se per Giuseppe Gabellone il concetto origina dall’assenza, in quanto le sculture una volta immortalate vengono distrutte per esistere solo in fotografia, una serie di “vele” spiegate e serigrafate sono prontamente congelate dallo scatto che immobilizza l’attimo, ridefinendo il senso del volume. Così come avviene nell’opera del duo svizzero Onorato & Krebs nel tentativo di cogliere e congelare il movimento nella sua totalità.
Sconfina invece nel perturbante Bruno Botella, artista in grado di trasformare qualcosa di familiare in elemento straniante, ulteriormente angosciante poiché solo in apparenza riconoscibile. Nelle due opere in mostra, Stefan Burger s’ispira a Pier Luigi Nervi. Nello specifico, l’input del wallpaper sulla parete a grandezza naturale, che coincide con lo spazio cui si riferisce, proviene dall’archivio Nervi e testimonia un test di assestamento, mentre la Colonna dell’infamia, tratta da un libro di aneddoti, è bloccata da una catena che ne garantisce la presenza sul posto. Tra passato e presente, Sara VanDerBeek assembla scultura e immagine in un continuum visivo e spaziale; non lontano dalla contaminazione dei medium di Erin Shirreff che, al confine tra scultura, fotografia e video, restituisce animazioni i cui soggetti sono paesaggi, come in Roden Crater, o sculture come in Madame X di Medardo Rosso.
Roberta Vanali
Nuoro // fino al 26 maggio 2013
The Camera’s Blid Spot. Scultura/fotografia: esempi recenti
a cura di Lorenzo Giusti e Simone Menegoi
MAN
Via Sebastiano Satta 27
0784 252110
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