Opera-i all'Opera al THotel


“Ho sempre pensato che l’opera sia un pianeta dove le muse lavorano assieme, battono le mani e celebrano tutte le arti.” Non a caso Franco Zeffirelli si riferisce all’immenso lavoro che non solo coinvolge attori, musicisti e registi ma anche quelle maestranze specializzate che dietro le quinte assicurano lo svolgimento e il successo dell’opera lirica, punta di diamante della cultura italiana.
Scenografi, costumisti, tecnici, sarti, falegnami, parrucchieri e assistenti d’orchestra sono le professionalità del Teatro Lirico di Cagliari che, nell’ambito delle loro competenze, si sono misurate con l’arte contemporanea ispirandosi alla lirica per dare luogo a Opera-I. Mostra collettiva dal titolo ambivalente allestita al THotel, con la curatela di Simona Campus, realizzata rigorosamente con materiali di scarto utilizzati in palcoscenico, decontestualizzati, assemblati e alimentati da nuova linfa creativa.
Apre l’esposizione “La calunnia è un venticello” - ad opera di trucco, parrucco e sartoria, nella fattispecie Elisabetta Boi, Daniela Guiso, Marco Saba e Beniamino Fadda -, celebre aria de Il Barbiere di Siviglia cantata da Don Basilio, impersonificata da un inquietante quanto seducente manichino tricefalo dagli arti tentacolari che emerge da una fitta tela di ragno. Gli fa da sfondo la notevole installazione del costumista Marco Nateri “Sipario”, ricavata dall’accostamento di prototipi di costume destinati ad essere trasformati in abiti di scena. Dominano su tutte per originalità le due installazioni del responsabile tecnico Salvatore Campus che battezza “E lucevan le stelle”, raccogliendo lampadine esauste dei proiettori per ammassarle all’interno di vecchi portamanifesti in plexiglass con l’obiettivo di citare Tosca, mentre l’attrezzista Arianna Caredda si misura con l’ambiziosa e assetata di potere Lady Macbeth, personaggio shakespeariano che trasfigura in una feroce pianta carnivora.

Degna di nota l’interpretazione dell’allestitrice scenica Carola Ciani, che celebra Il Flauto Magico citando Papageno, l’uccellatore che suona il flauto di Pan. “... Vorrei volare fino al sole, se avessi le ali” è il titolo della poetica installazione composta da un migliaio di spartiti annotati, ritagliati e sovrapposti che vanno a comporre due grandi ali spiegate. Di non meno interesse è il vascello fantasma di Andrea Pirarba del laboratorio di attrezzeria che s’ispira ad una medusa sospesa per interpretare la nave dell’Olandese volante, il dissacrante capitano wagneriano condannato a vagare in eterno con il suo equipaggio fantasma.

Quella del THotel è una mostra originale e ben allestita che non ha la pretesa di scovare talenti artistici bensì si configura come pretesto per svelare l’eccellenza delle professionalità che gravitano intorno al Teatro Lirico. La realtà culturale più prestigiosa dell’isola da troppo tempo nell’occhio del ciclone non solo per l’austerity imperante ma soprattutto per manovre politiche ancora poco chiare ai più. Ben vengano, quindi, iniziative che sottolineano l’autorevolezza del mondo della lirica in città, soprattutto in questo funesto periodo che vede la Fondazione in grave pericolo. 


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